Mercati

Agroalimentare: così il climate change modifica anche il commercio globale

Martina Bozzola, Emilia Lamonaca e Fabio Santeramo

Due studi di Università di Foggia, European University Institute e Queen’s University Belfast mostrano come il clima può modificare l’equilibrio nelle relazioni e favorire nuovi protagonisti

L’agricoltura italiana è inficiata dai cambiamenti climatici, che modificano anche le relazioni commerciali. È necessario anticipare i cambiamenti, ampliando e diversificando le rotte di approvvigionamento delle materie prime.

Il comparto agricolo, che serve settori strategici quali l’industria alimentare e turistica, assume un ruolo chiave per l’economia italiana. Negli ultimi anni i cambiamenti climatici stanno mettendo in serio pericolo l’agricoltura. La vulnerabilità del settore agricolo italiano ai rischi climatici è strettamente legata alla resilienza del tessuto produttivo.

Solo nell’ultimo decennio, i danni causati da eventi climatici estremi all’economia italiana ammontano ad oltre 50 miliardi di euro. Le gelate della primavera del 2017, ad esempio, hanno causato perdite economiche per il settore agricolo superiori a un miliardo di euro e l’alluvione del maggio 2023 ha devastato il 42% dei terreni agricoli dell’Emilia Romagna, causando danni per oltre 1,5 miliardi di euro.

Gli impatti del cambiamento climatico si manifestano sulle rese e sui raccolti, la cui contrazione implica un aumento dei prezzi delle derrate alimentari. D’altra parte, la dipendenza dell’industria alimentare dalle importazioni acuisce la vulnerabilità del settore agricolo ai cambiamenti climatici.

Nel 2022, la bilancia commerciale è stata in passivo, con oltre 2 miliardi di euro di aumento dell’import netto di grano, mais e caffè. Circa due terzi di grano e mais sono importati da Paesi dell’UE. Diversamente, le importazioni di caffè, olio di palma e soia sono di origine extra-UE, molto concentrate in pochi Paesi. Ad esempio, il Brasile è uno dei principali partner commerciali, da cui l’Italia importa oltre il 50% di soia e più di un terzo del caffè; Indonesia e Malesia sono rilevanti per le importazioni di olio di palma.

L’aumento delle temperature medie minaccia la produzione agricola con ripercussioni sul commercio agroalimentare. L’andamento climatico del 2023 ha contribuito al calo della produzione agricola italiana (-1,4%) e il conseguente incremento dei prezzi al dettaglio (+4,2%) e delle importazioni (+12,5%) hanno ampliato il deficit della bilancia commerciale agroalimentare.

Il commercio internazionale può costituire una strategia di adattamento ai cambiamenti climatici, redistribuendo le eccedenze di offerta agroalimentare verso le regioni con minori produzioni. È quanto sostengono due recenti studi, condotti in collaborazione tra L’Università degli Studi di Foggia, l’European University Institute (Italia) e la Queen’s University Belfast (Regno Unito), finanziati dalla Commissione Europea e dall’AXA Research Fund.

L’aumento delle temperature nell’ultimo ventennio ha acuito il divario climatico tra alcuni partner commerciali (+0,78°C tra Canada e Italia) e reso più simile il clima di altre economie (-0,3°C tra Francia e Italia). Le maggiori (o minori) divergenze in termini climatici si ripercuotono sulla competitività dei settori agricoli e sul vantaggio comparato che ciascun Paese ha nei confronti dei suoi partner.

L’evidenza empirica mostra che il cambiamento climatico, alterando i vantaggi comparati tra nazioni, ne influenza i flussi commerciali, creando nuove opportunità di scambio e modificando i flussi preesistenti. È importante, perciò, monitorare le dinamiche climatiche nei Paesi partner e diversificare i mercati di approvvigionamento, promuovendo accordi commerciali.


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