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Vino: la veronese Tenuta Sant'Antonio investe in tempi di Covid e riparte con crescita a doppia cifra

G.d.O.

La cantina dei fratelli Castagnedi ha puntato su innovazione e conversione al biologico. Il boom degli Usa (+62%) e del rosato Scaia (+85%)

La pandemia ognuno d’ha affrontata come ha potuto, cercando in primo luogo di limitare i danni. Danni che nel settore vitivinicolo sono stati in gran parte legati al prolungato stop di bar e ristoranti. Qualcuno ha invece colto l’occasione per alzare la posta e scommettere forte su se stessi. È il caso ad esempio della Tenuta Sant’Antonio, azienda della provincia di Verona che fa capo ai 4 fratelli Castagnedi. Azienda nata nel 1995 e che da sempre ha nel proprio DNA l’investimento. Basti pensare che fin dai propri inizi li 4 fratelli Castagnedi hanno portato acqua, elettricità e promosso la creazione di infrastrutture stradali per realizzare la propria cantina nelle colline tra Verona e il paese di Soave. E così facendo questa realtà nell’arco di una sola generazione è giunta a mettere insieme 140 ettari di vigneti (per il 70% nell’area della Valpolicella) e una produzione di 1,6 milioni di bottiglie e 50 dipendenti.

Un percorso di crescita che nel corso della pandemia non solo non si è arrestato ma ha trovato una nuova spinta. I fratelli Castagnedi hanno infatti voluto adottare una politica di forti investimenti, i più alti di sempre, per farsi trovare preparati all'uscita delle restrizioni: 1,5milioni di euro solo nell'ultimo anno, 3 milioni nel trimestre 2021/2023, con interventi che hanno coinvolto l’intero perimetro dell’attività aziendale. Il tutto in un percorso di evoluzione che, negli ultimi 5 anni, li hanno portati ad avere +40% superficie vitata, +10% il personale e 2 nuove strutture per la logistica e l'affinamento.

Nel dettaglio gli investimenti hanno riguardato l’innovazione (nuovi macchinari per il lavaggio delle uve, lo sgranellamento del grappolo e nuove linee di imbottigliamento), una nuova piattaforma logistica con l’ampliamento del magazzino logistico e di stoccaggio, il completamento della conversione biologica per i vini della linea senza solfiti aggiunti “Telos” e infine la digitalizzazione con la nuova piattaforma digitale a supporto del BtoB in Italia e il nuovo portale di e commerce. E i risultati non hanno tardato ad arrivare con incrementi di fatturato che sono nel 2021 in doppia cifra non solo sull’anno della pandemia, il 2020, ma anche rispetto al 2019. Il traino forte è venuto soprattutto dall’export (che diretto in 40 paesi assorbe il 70% della produzione) trainato dal forte rimbalzo degli Usa (+62%), ma anche dell’Europa con in prima fila Olanda (+22%) e Germania (+4,8%). Ma risultati positivi si stanno registrando anche sul mercato interno con una crescita del 17%.

Tenuta Sant'Antonio produce le principali etichette della tradizione veronese dall’Amarone al Soave e ha i propri brand chiave in Scaia dall’ottimo rapporto qualità prezzo (una linea che negli ultimi mesi ha registrato il vero e proprio boom del rosato le cui vendite sono aumentate dell’85%) e poi dall’etichetta Télos, vini senza solfiti aggiunti, in conversione biologica e anche vegano.


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