Imprese

Made in Italy, sicurezza e inclusione delle pmi per la ripartenza dell'agroalimentare

Francesco Bruno* e Laura De Gara**

«Dovrà essere garantita l'integrità della filiera, in modo che siano evitate crisi ingiustificate sulla food safety e attacchi ulteriori»


«Per ogni problema complesso, c'è sempre una soluzione semplice. Che è sbagliata». Sicuramente George Bernard Show non aveva contezza della diffusione del COVID-19 e delle sue ripercussioni sul sistema produttivo agroalimentare italiano quando ha coniato questa frase, ma sintetizza efficacemente il momento di estrema incertezza che l'intera filiera sta vivendo.
Guardare agli scenari in arrivo ragionando sulle priorità e le possibili risposte è stato lo scopo del webinar «Il settore alimentare e la sfida del post emergenza Covid19», che si è svolto all'Università Campus Bio-Medico di Roma e che ha visto oltre 600 partecipanti in collegamento video da tutta Italia e la partecipazione di imprenditori, esponenti di istituzioni ed esperti come Luigi Scordamaglia, Luca Bianchi Annalisa Zezza e il presidente della Commissione agricoltura della Camera dei deputati, Filippo Gallinella. Un appuntamento voluto dall'ateneo romano, specializzato nell'attività formativa rivolta al settore agroalimentare, per far emergere idee e spunti per reagire a questa inaspettata crisi, in particolare peggiorata per la filiera alimentare dalla mancanza di sbocchi anche a medio termine del canale della ristorazione.
Se non si ha ancora contezza specifica dei danni economici al comparto causati dall'epidemia, certamente ingenti, è però davvero necessario stabilire ora un nuovo paradigma di politica di settore che consenta di fronteggiare questa sfida cruciale per l'intero sistema economico nazionale. Le imprese agroalimentari necessitano di un serio apporto delle istituzioni. Tale sostegno, a nostro parere, dovrebbe inquadrarsi in una logica di competizione regionale, interregionale e globale, divenire maggiormente selettivo e qualificato e fondarsi su una articolazione di strumenti che guardi ad una dimensione quantomeno mediterranea se non planetaria degli scambi, in cui il valore aggiunto della nostra penisola, emblema di tipicità e custode di una vasta tradizione gastronomica e culinaria riconosciuta nel mondo intero, può ancora giocare una partita vincente attraverso quella parola magica, a volte abusata o data per scontata, del Made in Italy.
Per tentare di formulare risposte efficaci nella progettazione della ripresa delle attività economiche, quelle risposte che nei prossimi mesi non saranno più procrastinabili, riteniamo imprescindibile la considerazione di due profili: dovrà essere garantita l'integrità della filiera, in modo che siano evitate crisi ingiustificate sulla food safety e attacchi (ulteriori, rispetto a quanto già viviamo nei mercati internazionali) al Made in Italy, cercando di far emergere il territorio come elemento di distinzione vincente della nostra filiera. Inoltre, è necessario assolutamente garantire la preservazione della salute dei lavoratori, al fine di evitare una drammatica carenza di manodopera e quindi una crisi dell'offerta di prodotti agricoli e alimentari. Dobbiamo anche evitare l'esclusione dal mercato delle piccole e medie imprese. Riteniamo opportuni e necessari gli accordi tra sindacati e governo sui protocolli e le regole tecniche di sicurezza, ma devono essere concretamente applicabili dalle PMI italiane che altrimenti soffrirebbero eccessivamente per una normativa troppo stringente ed illogica.


*Avvocato, professore ordinario di Diritto alimentare, Università Campus Bio-Medico di Roma
** Preside della Facoltà di Scienze e tecnologie per l'uomo e l'ambiente, Università Campus Bio-Medico di Roma


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