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Alghe e olio fai da te, così le start up italiane fanno scuola nei food hub del mondo

Silvia Marzialetti

Le best practice segnalate dal Future food institute, che dal 12 maggio promuove un tour mondiale di due mesi nei principali centri hi-tech con ricercatori, aziende e start up

Una definizione che di primo acchito fa storcere il naso. Eppure due brillanti ragazzi milanesi - Camilla e Luca, classe Ottantotto - ne hanno fatto un brand. È BellaDentro, la start up del food che combatte gli sprechi ortofrutticoli "alla radice", valorizzando quei prodotti che per qualche ammaccatura di troppo, o misure non canoniche, rischiano di rimanere abbandonati sui campi. Un metodo che ha conquistato una piccola nicchia di fedelissimi, favorito da una serie di iniziative che hanno contribuito a costruire una community.
A bordo della ape-car "aziendale" Camilla e Luca recuperano direttamente dai produttori i pezzi fallati, che poi portano in tour per Milano.
Tappe e calendario sono sono scandite sul sito Internet della start-up, così come il listino prezzi. Questa settimana l’ “azzardo” è salvare un altro carico di mini-arance, mini-pere e mega-porri nonostante il ponte del 1° maggio.

I modelli dei Food hub

Considerata dal Future food institute tra gli esempi più promettenti nel campo delle start-up innovative, BellaDentro rappresenta uno degli indicatori del domani. Per questo sarà caso di studio del Food innovation global mission, il tour mondiale lanciato dalla organizzazione no profit bolognese, che dal 12 maggio al 12 luglio coinvolgerà aziende, start up, cluster e ricercatori nei principali food hub del mondo. Fa scuola anche l’imballaggio in cartone ondulato di Bestack, un consorzio formato da produttori italiani di imballaggi per ortofrutta. Il segreto di questa nuova forma di packaging è la miscela di oli 100% naturali che contrasta la proliferazione batterica, garantendo freschezza e longevità a frutta e verdura.
Nel campo del Novel e functional food, l’occhio di aziende e ricercatori è puntato su Apulia Kundi, startup che ha scommesso il tutto per tutto sulla coltivazione della spirulina, con una filiera completamente made in Italy. Considerata dagli Atzechi “cibo degli dei”, nella farm pugliese la micro-alga è utilizzata per produrre pasta, integratori alimentari in formato stick e birra.
E’ invece specializzata in funghi medicinali la Kes Biotech, che punta a ottimizzare le colture attraverso piante micorizzate, più resistenti e più ricettive ai nutrienti del terreno.

Olio d'oliva 4.0 e proteine alternative

«Nell’olio di oliva - spiegano dal Future food institute - la sfida più avvincente riguarda la salvaguardia della catena produttiva».
Sul benessere della pianta si concentra in particolare Elaisian, che ha messo a punto un progetto per prevenire la formazione di parassiti, azzerando l'uso di pesticidi.
Punta invece sulla produzione dell’olio d'alta qualità in casa, il progetto di Revoilution .Il prodotto - 100% naturale - conserva le proprietà organolettiche del prodotto, abattendo tutti i rischi di adulterazione e riducendo a zero gli scarti.
Inventato da quattro studentesse del corso di laurea magistrale in Scienze e tecnologie alimentari dell'Università di Udine e frutto di un anno e mezzo circa di sperimentazione, l’uovo vegano - prodotto totalmente con materie prime di origine vegetale - è considerato il ritrovato più interessante nell'ambito delle proteine alternative.
Nel campo dei fermentati, l'indicatore in Italia è rappresentato da BioInnotech, che ha elaborato un processo per trasformare gli scarti dell'industria casearia in materiale biologico ad alto valore aggiunto. Si tratta della prima start up che sostiene un modello di economia circolare a basso impatto ambientale.



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