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Inchiesta Bbc, Anicav: «In prima linea per definire l’origine del pomodoro»

Silvia Marzialetti

L’associazione ribadisce la propria posizione dopo l’inchiesta dell’emittente che denuncia la provenienza cinese di alcune passate “made in Italy” sugli scaffali Uk


«La nostra associazione lavora da sempre per arrivare a un metodo condiviso e certo per definire l’origine della materia prima e combattere ogni tentativo di frode: al Masaf, abbiamo chiesto regole chiare sulla messa in commercio in Europa di derivati del pomodoro a basso costo provenienti da Paesi che producono sotto le soglie minime di sostenibilità ambientale e sociale».

Giovanni De Angelis, direttore generale Anicav, l’Associazione delle conserve alimentari e vegetali, ribadisce la posizione degli industriali, da sempre «culturalmente favorevole a mercati aperti e liberi da dazi», tranne in alcuni casi limite in cui - dice - potrebbe essere necessario porre in essere, in sede europea, mirate politiche protezionistiche.

Il riferimento è all’inchiesta della Bbc, che mette in dubbio l’origine della materia prima utilizzata per alcune passate di pomodoro che i consumatori d’Oltremanica trovano a scaffale.

Secondo l’emittente britannica - che ha sottoposto i barattoli ad analisi specifiche - le confezioni di passata di alcune aziende vendute nelle maggiori catene di supermercati (Tesco, Waitrose e Asda) del Regno Unito con indicazione d’origine “italiana”, conterrebbero in realtà pomodoro di provenienza cinese, coltivato in particolare nella regione dello Xinjiang, regione in cui il governo di Pechino sfrutta la minoranza perseguitata degli uiguri per lavori forzati (pertanto sottoposto a sanzioni da parte dell’Occidente).

In linea con la propria filosofia, Anicav saluta positivamente l’adozione del Regolamento “Products made with forced labour”, che vieta l’immissione sul mercato europeo di prodotti realizzati utilizzando lavoro forzato”.


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