Ambiente

Catiuscia Marini (Umbria) respinge l’attacco di Alice Rohrwacher sui noccioleti

Silvia Marzialetti

La regista di “Lazzaro felice” aveva lanciato un appello ai governatori di tre Regioni perchè intervenissero con una politica sostenibile sulla monocoltura «che sta trasformando il paesaggio»

«Non è detto che le modifiche paesaggistiche si rivelino sempre dannose, come nel caso della trasformazione della nostra terra in realtà vitivinicola». Catiuscia Marini, presidente della Regione Umbria, contesta l’attacco della cineasta Alice Rohrwacher alla monocoltura dei noccioleti. La regista aveva lanciato nei giorni scorsi un appello ai tre presidenti regionali di Umbria, Lazio e Toscana, sollecitando «una politica sostenibile» sulla monocoltura della nocciola che - a suo dire - «sta trasformando il paesaggio dell'Alfina, tra Orvieto e il lago di Bolsena». Marini, in un colloquio con Agrisole, respinge la sollecitazione: «Non si affrontano certe questioni ponendo divieti alle coltivazioni. Le richieste poste da Alice Rohrwacher devono essere discusse in chiave condivisa e concertativa da tutti gli attori della filiera, senza dimenticare che alla base di ciascuna coltivazione c’è una valutazione di tipo ambientale».
In Umbria il Piano Nocciola Italia siglato a giugno da Ferrero Hazelnut Company prevede, entro il 2025, una superficie di 700 ettari dinuove piantagioni corilicole sul territorio regionale. A livello nazionale sono 20mila gli ettari previsti.
Non tutti però sono convinti. «Il progetto, che interessa ormai molte Regioni e in particolare l'Agro falisco e il Biodistretto della Via Amerina, rischia di rendere la produzione locale una monocoltura intensiva con pesanti conseguenze economiche, ambientali e sociali», scrive Rossella Muroni, deputata di Liberi e Uguali, sul suo blog. «Una coltura unica e intensiva è infatti accompagnata da un uso insostenibile della falda acquifera, con conseguente impoverimento del suolo, perdita di fertilità e inquinamento delle matrici ambientali». Preoccupati anche Famiano Crucianelli presidente del biodistretto dell'Amerina e Andrea Ferrante, della scuola del biodistretto dell'Amerina: «Ci preoccupano l’uso di pesticidi e diserbanti, l’impatto sulla biodiversità e la trasformazione del paesaggio. Perché la nocciola diventi un’opportunità di sviluppo, è necessario rispettare alcune condizioni: contenere la monocoltura, favorire la biodiversità e l'agricoltura biologica. Senza mai dimenticare che le coltivazioni vanno realizzate nelle aree vocate, per questo chiediamo un'agricoltura più sostenibile e rispettosa delle vocazioni territoriali e del lavoro degli agricoltori».
Nel Lazio, dove c’è una massiccia presenza di noccioleti ma non è stato firmato un Piano Nocciola Italia, «è in corso una valutazione interna» dopo l’appello di Rohrwacher, dicono fonti regionali. All'orizzonte una proposta di legge sui biodistretti depositata in Consiglio regionale, che potrebbe fungere da veicolo normativo per eventuali interventi correttivi.


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