Politiche Agricole

Ismea-UniFoggia: al Sud assicurazioni agevolate solo per il 12% delle imprese

Fabio G. Santeramo*

Tra le cause l'eterogeneità nei premi e un sistema di gestione del rischio distante dalle esigenze delle imprese. Sotto accusa la difformità tra l'elenco delle avversità ammesse e quelle reali. Ma pesa anche la scarsa informazione sugli strumenti

Il recente studio "La gestione del rischio nell'agricoltura del Mezzogiorno", condotto da Ismea e Università degli studi di Foggia evidenzia un notevole divario fra il Nord e il Sud: nel Mezzogiorno le aziende che stipulano contratti assicurativi agevolati sono appena il 12%.

Le motivazioni alla base di tale divario sono molteplici, non solo riconducibili ad eterogeneità nei premi assicurativi e nelle procedure periziali, ma anche in un sistema di gestione del rischio talvolta distante dalle peculiarità settoriali e territoriali.

Le coperture assicurative sono diffuse in molti settori, e come in altri casi, a fronte del pagamento di un corrispettivo (premio, ndr.), il rischio cui è soggetto l'imprenditore è trasferito contrattualmente ad un soggetto terzo.

La peculiarità del settore primario consiste nella cospicua sovvenzione della quale può beneficiare l'imprenditore agricolo, attualmente pari al 70% del premio assicurativo. Lo strumento consente di beneficiare di indennizzo nel caso in cui la produzione sia sensibilmente inferiore a quella ottenuta in anni precedenti: per un imprenditore la cui resa sia stata negli ultimi anni pari a 100 quintali per ettaro, una produzione pari a 75 quintali darebbe diritto al risarcimento da parte della compagnia assicurativa.

La gestione del rischio è agevolata anche mediante sovvenzionamenti per l'accesso al credito e gli strumenti finanziari. Sicuramente vi sono tecnicismi da conoscere, descritti sia nel rapporto Ismea sia nel recente testo "La gestione del Rischio in Agricoltura: Assicurazioni, credito e strumenti finanziari per lo sviluppo rurale" (a cura di Santeramo e Di Gioia, ndr.), ma lo schema generale non è differente da quanto osserviamo in altri settori produttivi.

Eppure, nonostante gli strumenti siano validi e i finanziamenti cospicui, i dati relativi al loro utilizzo sono molto bassi.

Ritornando al sistema assicurativo agevolato, esso è limitato ad una lista definita di avversità. Se è vero che l'assicurazione contro danni causate da grandine o neve è prevista dal disciplinare ministeriale, è pur vero che non è possibile beneficiare di sussidi per contratti assicurativi contro danni causati da avversità quali la mosca dell'olivo ovvero l'incendio.

Una prima discrasia fra domanda e offerta è quindi da ricercare nella lista delle avversità presenti nel disciplinare e la lista delle avversità maggiormente attenzionate dagli imprenditori.

Vi sono però anche motivi congiunturali. La complessità procedurale e i ritardi nel pagamento delle prime annate di sussidi ai premi assicurativi hanno determinato un clima di sfiducia. È pur vero che queste criticità sono sempre meno rilevanti.

Dal rapporto emerge un altro elemento di criticità, legato alla scarsa informazione e carente conoscenza degli strumenti di gestione del rischio. Difatti, se è apprezzabile quanto svolto dalle istituzioni nazionali e locali per la progettazione degli strumenti, è altrettanto vero che i numeri indicano una strada ancora molto in salita.

I numeri di partecipazione in programmi relativi all'accesso al credito ovvero alla stipula di strumenti di finanza agevolata sono molto lontani dalle (basse) percentuali di partecipazione nel sistema assicurativo agevolato. Occorre sicuramente aumentare la consapevolezza del settore agroalimentare: la realizzazione del passaggio da una gestione ex-post ad una gestione ex-ante passa anche attraverso una continua e corretta informazione che deve interessare il mondo accademico, istituzionale e professionale.
*Università di Foggia


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