Filiere

Agrisole-Conad: a Prato in scena la filiera vino tra export, territorio e sostenibilità

Giorgio dell'Orefice

In Toscana focus sui primati del settore dall'export all'attenzione alla qualità ma anche la capacità di creare nuovi business come l'enoturismo. E per il futuro scommessa sull'ambiente

Il vino ovvero, semplicemente, la principale delle filiere agroalimentari italiane. Al centro della tappa di Prato del Grande Viaggio Conad è la filiera del food made in Italy che sviluppa il maggior giro d'affari (oltre 13 miliardi di euro pari al 9,5% della produzione agricola e al 7,6% del fatturato dell'industria alimentare) e la maggiore propensione all'export (6,2 miliardi di euro pari al 14,6% del totale export agroalimentare). È una filiera da primato anche per distribuzione territoriale della produzione e quindi per la capacità di attrarre operatori, oltre che per la capacità di saper mettere a frutto le innovazioni tecnologiche, di saper attrarre professionalità evolute, di aver saputo utilizzare al meglio la leva del marketing.

Una filiera che negli anni ha saputo risorgere dalle proprie ceneri dopo lo scandalo del vino al metanolo (del 1986), anzi facendo di più: reinventandosi del tutto. Si beve oggi molto meno (35 litri pro capite contro i 55 degli anni '80) ma la stragrande maggioranza del vino italiano è di qualità e a denominazione d'origine ed è anche per questo che l'export è passato dagli 800 milioni di euro degli anni '80 agli oltre 6 miliardi di oggi.

Una parabola di successo che non a caso viene evocata da molti altri segmenti dell'agroalimentare italiano: «occorrerebbe ripercorrere la strada del vino dopo lo scandalo metanolo" si sente spesso dire.

Un ruolo guida quello del settore vitivinicolo che è testimoniato anche dai dati messi a punto dal Consorzio Aaster proprio in occasione del Grande Viaggio Conad che farà tappa, il prossimo 18 ottobre, al teatro Metastasio di Prato con l'incontro dal titolo "La comunità operosa a confronto nella filiera del vino". Dati che evidenziano un altro primato del vino italiano: il fatturato per impresa nel comparto vitivinicolo è molto superiore rispetto a quello dell'industria alimentare: 5,1 milioni contro 2,3.

Una grande corsa avvenuta soprattutto all'insegna dei mercati esteri. «La globalizzazione – si legge nel rapporto del Consorzio Aaster – nel caso del vino e a differenza di altri settori non ha portato omologazione ma nuova segmentazione. E cioè una spinta a individuare e riscoprire nuove varietà e nuove tipologie di prodotto per incontrare i gusti sempre più evoluti del consumatore internazionale».

Il tema individuato da Conad per l'incontro di Prato punta poi a sottolineare un altro aspetto. Il grande sviluppo prodotto dal vino made Italy negli ultimi tre decenni non è solo nel turnaround sul piano del rapporto tra quantità e qualità prodotte, ma anche nella capacità di aprire nuovi business come l'enoturismo e diventare così non solo una leva di attrazione ma un vero e proprio motore di sviluppo per i territori. «La reputazione dei territori di produzione – si legge ancora nel rapporto -, in termini di qualità del paesaggio, dell'ambiente, dell'offerta turistica e culturale, delle stesse produzioni come del clima sociale è un vantaggio competitivo molto importante per le aziende del settore».

Un aspetto che è in particolarmodo evidente in Toscana, regione che ospita l'appuntamento sul vino del Grande Viaggio Conad. «La sinergia tra bellezza, arte, storia, paesaggio e produzioni vitivinicole di qualità è la cifra che caratterizza lo sviluppo di questo territorio. Le imprese vinicole toscane sono state le prime, negli anni '90, a investire in cantine di altissima qualità architettonica dove oggi il rapporto tra spazio di produzione e prodotto lavorato rappresenta un qualificante biglietto da visita».

Un settore chiave quindi dell'agroalimentare italiano che ora guarda al futuro e lo fa soprattutto puntando sulla sostenibilità delle produzioni e sull'economia circolare. Il vino italiano è ai primi posti per ettari coltivati in regime biologico (105mila ettari pari al 16% del totale mondiale) ed è secondo solo alla Spagna per produzione bio. Un aspetto al quale si sta accompagnando in questi anni una sempre maggiore attenzione all'economia circolare sia per quanto riguarda il riutilizzo degli scarti di lavorazione sia relativamente alla produzione di energia da fonti rinnovabili.

Spazio infine sarà dedicato al rapporto del settore con la Grande distribuzione organizzata. Un rapporto che si è anch'esso evoluto negli anni plasmandosi sulle specificità di un settore fatto di piccole e piccolissime imprese. Una volta agli scaffali della grande distribuzione accedevano quasi esclusivamente le grandi aziende che disponevano di consistenti volumi di produzione. Adesso invece con la crescita degli spazi dedicati ai prodotti regionali (anche di nicchia) e soprattutto con una gestione degli spazi dedicati al vino nei supermercati che è sempre più simile alla gestione di un'enoteca (e la contemporanea crescita delle vendite sopra i 5 euro o comunque di etichette premium) di fatto anche aziende di piccole dimensioni riescono ad avere e sviluppare un proprio rapporto con le catene della grande distribuzione organizzata.


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