Politiche Agricole
Annuario Crea: agricoltura in crisi ma cibo made in Italy osannato nel mondo
Stefano Vaccari
A pesare l’esplosione dei costi di produzione nel quinquennio 2020-24 e la drastica riduzione del sostegno pubblico soprattutto nazionale. Industria alimentare driver del successo made in Italy
La pubblicazione dell’Annuario dell’agricoltura italiana, prima curata dall’Inea poi dal Crea, certifica da 78 anni lo stato della nostra agricoltura consolidando rigorosamente numeri e tendenze. I dati dell’edizione 2024, che per la prima volta pubblica la serie storica in valori costanti dell’agricoltura italiana dal 2000 al 2024, certificano la crisi produttiva ed economica del settore primario che negli ultimi 25 anni non è cresciuto di fatturato, è calato nettamente nella sua capacità di produrre valore, presenta costi di produzione in costante aumento e beneficia sempre meno del sostegno pubblico, nell’ultimo quinquennio sceso ai livelli più bassi di questo secolo.
Nei primi 25 anni del 21° secolo la PLV dell’agricoltura italiana ha avuto un andamento altalenante, raggiungendo il valore più basso nel biennio 2009-2010, ma nel complesso non è aumentata: nel 2024, la PLV, misurata ai prezzi al consumo del 2024, è paragonabile a quella del 2000.
Netta, invece, la riduzione del valore aggiunto, passato dai 46,2 miliardi di euro del 2000 ai 42,4 miliardi del 2024. La perdita di valore aggiunto è stata accompagnata da un costante incremento dei costi di produzione, passati da 27,3 miliardi di euro nel 2000 ai 32,2 miliardi del 2024.
Raggruppando i dati in medie quinquennali al fine di ridurre l’effetto dell’alternanza produttiva tipica di molte produzioni agricole, l’Annuario evidenzia come nel quinquennio iniziale del secolo i costi di produzione per gli agricoltori italiani ammontavano a 27,5 miliardi di euro annui mentre nel quinquennio 2020/2024 sono saliti a circa 34 miliardi di euro, con una crescita del 23%.
Il valore aggiunto dell’agricoltura italiana è crollato, passando, sempre con rifermento ai due quinquenni predetti, dai 44,9 miliardi di euro di inizio secolo ai 37,8 miliardi del periodo 2020/2024.
È utile ricordare che l’Italia è da 12 anni leader in Europa nel valore aggiunto agricolo, a parte la parentesi del 2022 in cui fu scavalcata dalla Francia. Se dunque nonostante la riduzione di valore aggiunto continuiamo ad avere il primato Ue una riflessione sulla perdita di valore a livello europeo del settore primario si impone.
All’incremento dei costi di produzione per le imprese agricole italiane ha fatto seguito la drastica riduzione del sostegno pubblico, passato dai 24,5 miliardi del 2000 a soli 13,7 miliardi del 2024.
A venir meno è stato il sostegno di fonte nazionale che, nel 2000, costituiva oltre il 57% dei trasferimenti agli agricoltori, mentre l’UE rappresentava solo il 43%. Nel 2024 queste percentuali si sono invertite, con il sostegno italiano pari al 39% e quello UE pari al 61%.
Nell’ultimo quinquennio, in particolare, il sostegno agli agricoltori è stato il più basso del secolo e questo a causa del venir meno delle risorse provenienti dai bilanci statali e delle regioni. Se non ci fosse stata l’Europa negli ultimi dieci anni la crisi delle imprese agricole sarebbe stata ancor più pesante, visto il venir meno delle risorse pubbliche italiane per l’agricoltura.
Nel periodo considerato, infine, l’Annuario ci dice come sia aumentata la forbice tra il sostegno pubblico totale agli agricoltori e i costi intermedi; mentre nel 2000 i pagamenti pubblici agli agricoltori coprivano circa il 90% dei costi di produzione, nel 2024 hanno coperto appena il 42,6% dei costi sostenuti.
La preziosa analisi svolta dal Crea riporta al centro del dibattito i veri numeri dell’agricoltura italiana, sempre più marginale come volumi economici, in perdita di valore e con costi di produzione sempre maggiori. Come conciliare questi dati ufficiali con i trionfalismi giornalistici di un settore definito in grande salute e costante crescita, o con i successi della cucina italiana nel mondo?
La risposta è abbastanza semplice: l’industria alimentare nazionale cresce e presenta indicatori positivi ed è capace di produrre a costi sempre minori .
La fase produttiva agricola, invece, è sempre più ridotta come anche come dimensioni produttive: negli ultimi 25 anni, la quantità prodotta dalla “Fattoria Italia”, cioè dall’intero comparto agricolo, è passata da circa 85,6 milioni di tonnellate di prodotto ad appena 66,3 milioni: l’agricoltura italiana produce oggi 19,3 milioni di tonnellate di prodotto in meno rispetto a 25 anni fa, con buona pace del progresso tecnologico e delle politiche agricole nazionali. Possiamo dire, insomma, che se la Forchetta italica brilla, l’Aratro nazionale soffre.
© RIPRODUZIONE RISERVATA