Politiche Agricole

Zucchero e lattiero caseari, quotazioni in calo Indice Fao mai così basso da tre anni

G.C.

Sull’andamento dei prezzi all’esportazione, si fa sentire l’effetto del forte aumento della produzione in India, Thailandia e nell'Unione europea, dopo che sono state eliminate le quote

A cadenza mensile, la Fao rende noto l'andamento ponderato dei prezzi all'esportazione di un paniere di materie prime alimentari.
Dopo un periodo di continui aumenti registrati dall'inizio dell'anno, i dati relativi allo scorso luglio hanno evidenziato una brusca flessione delle quotazioni. Misurata sul mese di giugno, la contrazione è stata del 3,7 per cento.
La riduzione più incisiva – pari al 6,6 per cento – ha riguardato i prodotti lattiero-caseari.
La Fao, inoltre, ha segnalato che le quotazioni di burro e formaggi sono scese in misura più marcata rispetto a quelle relative al latte intero e scremato in polvere.
Sull'andamento dei prezzi ha inciso la crescita della produzione di latte, che è stata del 2% a livello mondiale e la tendenza è proseguita nei primi tre mesi di quest'anno.
Passando allo zucchero, la Fao ha registrato un calo del 6 per cento. L'indice ha così toccato il livello più basso da tre anni a questa parte, essenzialmente per effetto del forte aumento della produzione in India, Thailandia e nell'Unione europea dopo l'eliminazione delle quote.
In India, poi, sono state accumulate significative giacenze di zucchero, che potrebbero essere immesse sul mercato nel corso della prossima campagna. Il che limiterebbe una possibile , sia pure contenuta, ripresa delle quotazioni.
Relativamente ai cereali, la caduta dei prezzi si è attestata al di sotto del 4 per cento. Tuttavia, nell'ultima parte di luglio c'è stato un rialzo per grano e mais, dovuto essenzialmente alle conseguenze della prolungata siccità che ha colpito il Nord Europa.
Per gli oli vegetali, sempre a luglio sul mese precedente, il ribasso delle quotazioni ha sfiorato a luglio il 3 per cento.
Si tratta del sesto calo mensile consecutivo ed è stato toccato il livello più basso dal gennaio 2016.
In larga misura, ha sottolineato la Fao, il calo è stato determinato dalla debolezza del mercato della soia, che ha risentito delle tensioni commerciali tra la Cina e gli Stati Uniti.
Da ricordare, al riguardo, che le importazioni cinesi di soia equivalgono a circa il 30% della produzione mondiale. Una percentuale che è raddoppiata da quando, nel 2001, la Cina è entrata a fa parte dell'Organizzazione mondiale del commercio.
In controtendenza l'indice relativa all'olio di colza. L'aumento si spiega, secondo la Fao, con la crescita della domanda da parte dei produttori di biodiesel e con la prospettiva di un raccolto inferiore alla media quinquennale nell'Unione europea.
La riduzione più limitata (circa il 2 per cento) dell'indice dei prezzi elaborato dalla Fao, è stata fatta registrare dal settore delle carni.
Il dato è stato comunque influenzato dalla aumento dei prezzi all'esportazione di carni bovine dal Brasile, determinata dallo sciopero dei camionisti.
Da segnalare la ripresa delle importazioni di carni bovine da parte dell'Unione europea, dopo la contrazione che si è registrata lo scorso anno.
Nei primi quattro mesi di quest'anno, il rialzo è stato del 20 per cento. Le previsioni, però, per l'intero 2018 indicano che l'aumento sarà nell'ordine dell'8 per cento.
Dai paesi del Sud America arriva circa l'80% delle carni bovine destinate al mercato europeo.


© RIPRODUZIONE RISERVATA