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Vino: Tommasi lancia De Buris, nome unico per un Amarone e un resort di alta gamma

Giorgio dell’Orefice

Al debutto con l’annata 2008: selezione degli acini, 110 giorni di appassimento e 5 anni in botte. Ma l’etichetta sarà anche il nome di un resort luxury e di una Fondazione per la tutela del patrimonio culturale e la ricerca in enologia.

Un Amarone di alta gamma (con cinque anni di invecchiamento) come perno di una innovativa proposta luxury che partendo dai vigneti e dal vino si allargherà presto all'accoglienza e al “give back”. È il progetto De Buris avviato da Tommasi, una delle griffe dell'Amarone, e presentato ieri a Roma nell'ambito del De Buris Gran Tour che ha già toccato New York, Milano, Stoccolma e Oslo e proseguirà con Firenze e Londra.

De Buris si sta sviluppando adesso ma ha radici lontane. La famiglia Tommasi acquistò vent'anni fa le vigne de La Groletta uno dei principali cru della Valpolicella classica. Dieci ettari di vigneto di cui 1,9, nella parte più alta a 500 metri sul livello del mare, dedicati solo a De Buris.

L'uvaggio è quello classico di quest'area, 62% Corvina, 25% Corvinone, 5% Rondinella e 8% Oseleta, rese basse, selezione accurata degli acini, 110 giorni di appassimento e 5 anni in botte per arrivare a quella che si candida a diventare una delle massime espressioni dell'Amarone. De Buris, del quale è sul mercato l'etichetta 2008, è oggi prodotto in circa 7.900 bottiglie.

Il progetto per quanto riguarda invece l'accoglienza punterà sul recupero di Villa De Buris, attualmente sede della cantina, costruita su una base di epoca romana ma che poi si è sviluppata negli anni con successivi interventi in epoca medievale e rinascimentale riscontrabili negli affreschi custoditi all’interno e che al termine del restauro (che si prevede nel 2022) si trasformerà in un luogo di accoglienza di lusso.

Una proposta quindi che va nel senso di rafforzare il capitolo dell'accoglienza con un'offerta di alta gamma. Proprio il segmento che in Valpolicella, come è emerso nei giorni scorsi durante Anteprima Amarone a Verona, sconta un vuoto d'offerta.

D'altro canto la vocazione turistica si sta rafforzando nell'attività di Tommasi che già gestisce Villa Quaranta Wine Hotel & Spa in Valpolicella, Albergo Mazzanti e Caffè Dante Bistrot a Verona e Agriturismo Poggio al Tufo a Pitigliano in Toscana.

«Il progetto sarà poi completato a ottobre – ha spiegato l'enologo, e quarta generazione della famiglia, Giancarlo Tommasi – da una Fondazione che rientra nella logica anglosassone del “give-back” ovvero della restituzione al proprio territorio di origine attraverso la quale puntiamo a sviluppare azioni di valorizzazione del patrimonio storico-culturale e a sostenere la ricerca in campo enologico e vitivinicolo».

Tommasi nel 2018 ha prodotto circa 3 milioni di bottiglie, l'86% delle quali destinate all'export in circa 70 paesi. «Siamo più conosciuti a New York che in Italia» aggiunge Giancarlo Tommasi.

Partiti dalla Valpolicella, sotto la guida di Dario Tommasi, l'azienda conta oggi sei tenute in cinque regioni, oltre la Valpolicella c'è infatti Caseo in Lombardia, in Toscana si contano Casisano a Montalcino e Poggio al Tufo in Maremma, Surani in Puglia e infine Paternoster in Basilicata. «Complessivamente 700 ettari di vigneti – conclude Giancarlo Tommasi – che rispondono alla logica cardine della nostra attività che è quella di produrre vini da vigneti di proprietà».


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