Filiere

Agrisole-Conad: dal grano duro alla pasta, focus sui gioielli del made in Italy

A.R.

Tappa a Campobasso per il «Viaggio nelle filiere» con i protagonisti del comparto simbolo della dieta mediterranea, tra interprofessione e rilancio della produzione nazionale

Sarà dedicata alla filiera simbolo del made in Italy agroalimentare per eccellenza, quella che va dal grano duro alla pasta, la quarta tappa del "grande Viaggio" nelle filiere che Conad quest'anno ha intrapreso in partnership, tra gli altri, proprio con "Agrisole". Un'occasione concreta per aggiungere a un comparto che dopo una lunga crisi (che ha riguardato soprattutto la produzione primaria) ha intrapreso con decisione la strada dell'interprofessione – confermata dal proliferare dei contratti di filiera e dal rilancio della produzione nazionale di frumento duro – proprio l'ultimo tassello della grande distribuzione organizzata. Non bisogna dimenticare infatti che negli ultimi anni il settore è stato trascinato dal grande successo della pasta made in Italy nel mondo, oltre che dalla crescita dell'interesse per l'origine della materia prima e quindi della domanda interna di pasta 100% made in Italy.

Un prodotto che rappresenta non solo «uno degli ingredienti di base della dieta mediterranea» ma anche e soprattutto «un simbolo del made in Italy agroalimentare e uno dei principali riferimenti culturali attraverso cui viene identificato l'intero paese nel mondo», come si legge nell'incipit dell'ampia indagine socio-economica sulla filiera commissionata da Conad ad Aaster che sarà presentata domani a Campobasso in un incontro con i principali protagonisti del settore, dal direttore generale di Conad Francesco Avanzini a Paolo Barilla, in veste di presidente di Aidepi, l'associazione dell'industria pastaria. Oltre a Nicola De Vita, titolare dell'omonimo Molino, Michele Dedda, presidente della cooperativa agricola Valverde e Giuseppe Ferro, Amministratore delegato e artefice con la sorella Rossella del rilancio dello storico marchio La Molisana.

«Anche a Campobasso continueremo ad incontrare le persone, ad ascoltare storie e scambiarci idee, a costruire valore e a divertirci insieme. Con un elemento in più: la valorizzazione delle filiere agroalimentari, quella della pasta e cereali in particolare, impegno che Conad si è assunto ancor prima che i clienti ne facessero un elemento di scelta nel fare la spesa, ponendo attenzione alla qualità di ciò che portano in tavola e al rispetto di tutta la filiera – sottolinea il direttore generale di Conad Adriatico Antonio Di Ferdinando –. È un equilibrio che Conad sostiene da sempre con professionalità, competenza e con un valido modello imprenditoriale. Un modello che pone la persona e il territorio al centro e ha una solida base di valori condivisi e applicati in termini di sostenibilità economica, sociale e ambientale».

Proprio in un'ottica ambientale la produzione di grano duro, soprattutto nella aree vocate del Centro Sud (in Puglia e Basilicata si concentra il 30% della produzione nazionale, la Sicilia vale il 22% mentre l'area Emilia Romagna-Marche vale poco meno del 15 per cento) ha rappresentato storicamente un presidio del territorio fondamentale e con poche alternative anche dal punto di vista agronomico.

La filiera del grano duro, rileva l'indagine Aaster, coinvolge circa 200mila aziende agricole per una superficie dedicata pari a 1,28 milioni di ettari. Le imprese di prima trasformazione (i molini) sono 350 circa, di cui 125 dedicati esclusivamente alla molitura del grano duro, per un totale che si aggirca intorno ai 4.500 addetti. L'industria pastaria conta circa 120 impianti che occupano oltre 7.500 addetti per una produzione totale di 3,36 milioni di tonnellate di pasta dai mille formati: oltre la metà (il 56,3%) destinate all'export . Nel 2017 il valore della produzione di pasta ha raggiunto quota 4,73 miliardi, e rappresenta il 3,5% del fatturato complessivo dell'industria alimentare nazionale.

Anche lo storico deficit della produzione nazionale di grano duro rispetto alle esigenze dell'industria molitoria (attestato mediamente intorno al 40%) si è ridotto negli ultimi anni, seppure di poco. Nel 2018, con un raccolto di circa 4,14 milioni di tonnellate – rileva lo studio –, è stato possibile ottenere il 68% della pasta prodotta nei pastifici italiani, mentre il restante 32% è stato ottenuto da grano proveniente dall'estero (principalmente Francia, Stati Uniti, Kazakistan, Australia e Canada). Comunque un affare: l'Italia importa grano per un valore complessivo di 600-700 milioni ed esporta pasta per un valore raddoppiato.


© RIPRODUZIONE RISERVATA