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Agrisole-Conad: il maltempo ipoteca il 30% della produzione nazionale di pere

G.B.

Con 2,3 milioni di tonnellate raccolte l'Italia mantiene comunque la leadership nella Ue, seguita da Paesi Bassi, Belgio, Portogallo e Francia

La notizia può essere letta in chiave favorevole per i mercati. Ma il risultato ha già messo in allarme gli operatori, dal momento che dai radar è scomparso oltre un terzo del raccolto di pere italiane. A stimarlo è il Cso, il Centro servizi ortofrutticoli di Ferrara, nelle previsioni elaborate per conto dell'OI Pera, l'organismo interprofessionale del settore, rivelando che manca all'appello oltre il 30% della produzione della scorsa stagione.

Imputato numero uno resta l'andamento meteo-climatico, che ha compromesso la produzione soprattutto nella fase della fioritura (a luglio si sono avuti danni anche da grandine), favorendo al contempo l'insorgenza di problemi fitosanitari. Ma il brusco dietro front della produzione è associato anche al fenomeno degli espianti, che interessa soprattutto il distretto produttivo emiliano-romagnolo (nell'area si concentra oltre il 60% degli ettari in produzione), dove è andato perso quest'anno un altro 3% delle superfici.
Le previsioni, che incrociano i dati di resa, desunti da un campione rappresentativo di aziende del settore, con quelli degli investimenti, porta a stimare il nuovo raccolto attorno a 511mila tonnellate, contro le 741mila dell'anno scorso.

Ma anche nel resto d'Europa – riferisce Gianni Amidei, Presidente dell'Oi Pera – la situazione produttiva non appare molto dissimile da quella italiana, soprattutto nei grandi bacini produttivi del Belgio e dei Paesi Bassi, dove si stimano perdite nell'intorno del 30-50% in funzione delle varietà.

Tornando al dato nazionale, il calo produttivo avrebbe riguardato tutte le principali cultivar, con riduzioni più significative per Conference e Kaiser e meno evidenti per William, Santa Maria e Max Red Bartlett. Per le Abate, che hanno perso un altro 5% di ettari in Emilia Romagna, si stima a livello nazionale una flessione dell'ordine del 34%, grosso modo in linea con la dinamica generale.

La qualità – spiega ancora Amidei – si presenta su livelli analoghi a quelli della scorsa campagna, con calibri tuttavia inferiori per le pere estive, che hanno sofferto il caldo di giugno, ma con pezzature regolari per le autunno-vernine.

L'Italia, frontrunner nel contesto europeo, mantiene la leadership con circa un terzo del raccolto Ue, ammontato a 2,3 milioni di tonnellate nel 2018. Rilevanti anche i contributi di Paesi Bassi, Belgio e Spagna, seguiti, nel ranking dei produttori europei, da Portogallo e Francia. L'anno scorso l'Italia ha esportato – principalmente in Germania, Francia e Romania – un quantitativo di 158mila tonnellate di pere, oltre un quinto del raccolto nazionale, che confluisce però anche nel circuito industriale, prevalentemente per la produzione di succhi. Basandosi sui dati dell'Istat, la bilancia commerciale del settore ha chiuso i conti del 2018 con un surplus valutario di oltre 102 milioni di euro, in crescita del 27% su base annua.


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