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World pasta day, compie venti anni l’agroalimentare «formato export»

Silvia Marzialetti

Più che raddoppiata la quota di vendite all’estero: da 740mila a oltre due milioni di tonnellate. Fotografia Aidepi sul settore, in vista della giornata celebrativa del nostro prodotto più amato

Sfiora i 15 milioni di tonnellate - in crescita del 3% rispetto all'anno scorso - il consumo di pasta nel mondo. Lo fa sapere Aidepi, l’Associazione delle industrie del dolce e della pasta italiane. L’ Italia è prima al mondo nella classifica dei Paesi consumatori (con 23 kg di pasta pro capite precediamo Tunisia,17 kg, e Venezuela, 12 kg) e quasi un piatto di pasta su quattro consumati nel mondo è fatto in un pastificio italiano.
Il mondo mangia sempre più pasta italiana: sono aumentati i Paesi destinatari (oggi quasi 200, +34%) ed è più che raddoppiata la quota export, da 740mila a oltre 2 milioni di tonnellate, più della metà della produzione. Germania, Uk, Francia, Usa e Giappone si confermano i Paesi più ricettivi verso la pasta italiana anche nel 2018, con un incremento delle esportazioni tra il 6 e il 12% nei primi sei mesi dell'anno; mentre le performance migliori dell'anno si registrano in Russia (+76%),Olanda (+29%), Arabia Saudita (+27%) e Australia (+16%).
Quest'anno la “capitale mondiale” di una pasta che non conosce frontiere sarà Dubai, città dove l'88% dei residenti è di origine straniera. Nella prossima sede di Expo 2020, centro nevralgico di turismo, commercio e ristorazione, la pasta guarda al suo futuro multiculturale, con un evento a cui parteciperanno 250 delegati tra pastai, istituzioni, rappresentanti della comunità scientifica, giornalisti e opinion leader del food, per raccontare gusto glocal, plus nutrizionali, e sostenibilità della pasta. «La scelta di Dubai è anche un omaggio al contributo della cultura araba all'invenzione del formato di pasta più famoso», dicono da Aidepi. Nella Sicilia araba del IX secolo nascono infatti gli Ittriyya, sottili fili di pasta essiccata che, perfezionati dai “Vermicellari” italiani, diventeranno i moderni spaghetti.

Negli ultimi dieci anni l'export di pasta italiana negli Emirati Arabi Uniti è cresciuto del 41% a volume e vale 8,4 milioni di euro. A Dubai la sfida della pasta è riuscire ad avvicinare e soddisfare i palati dei diversi segmenti di una popolazione dove gli expats di Europa e Nordamerica, già abituati allo scolapasta, rappresentano meno del 10%, mentre la maggior parte dei residenti arriva da paesi asiatici, in primis India, Sri Lanka, Pakistan e Bangladesh. E qui arriva la prima, gradita sorpresa: anche se la cucina indiana resta la prima scelta, nei ristoranti di Dubai la cucina italiana vince in termini di popolarità assoluta. Secondo uno studio di Kpmg, batte, con il 48% delle preferenze, la libanese, l'indiana e quella locale. Un dato confermato anche dagli operatori della ristorazione, che sottolineano l'appeal crescente della cucina mediterranea (italiana e libanese).

«La pasta è un prodotto straordinario che porta ogni giorno gioia e convivialità sulla tavola di milioni di persone di tutto il mondo. A noi, produttori di pasta, fa piacere vedere come gli chef continuino a reinterpretarla, come i gastronomi la descrivano e come i nutrizionisti la sappiano consigliare per una corretta e sana alimentazione», afferma Paolo Barilla.
«La pasta è un cibo universale, ricco di storia e cultura, sempre più simbolo di una sana alimentazione, il cui consumo è in continuo sviluppo, grazie anche ai suoi valori nutrizionali riconosciuti a livello internazionale», commenta Raffaello Ragaglini, segretario generale dell'International pasta organization e segretario generale onorario dell'Unione delle associazioni dei produttori di paste alimentari della Ue.



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