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Nessun inganno per il consumatore, legittima la mozzarella Dop Gioia del Colle

Vincenzo Rutigliano

Il Tar Lazio boccia il ricorso presentato dal consorzio della Mozzarella di bufala campana. «Anche se la denominazione “mozzarella” è identica, la materia prima è diversa»

La mozzarella Dop di Gioia del Colle è legittima. Il Tar del Lazio ha respinto il ricorso presentato dal consorzio della Mozzarella di bufala campana Dop e sostenuto che è identica la denominazione di “mozzarella”, ma è diversa la materia prima, latte vaccino e latte bufalino, e dunque nessuna confusione potrebbe nascerne ai danni dei consumatori. Secondo i magistrati amministrativi della seconda sezione ter del Tribunale del Lazio, «l'unica parte del nome che ricorre in entrambi i prodotti è il termine generico “mozzarella”, il che non impedisce di continuare ad utilizzarla conformemente a un disciplinare diverso da quello protetto». Quello che invece cambia è il seguito della denominazione perchè la “Mozzarella Gioia del Colle” si riferisce ad un prodotto diverso dalla Dop “Mozzarella di Bufala Campana”, in quanto il primo è ottenuto da latte vaccino, e il secondo da latte bufalino.
L'ordinanza dei giudici boccia così il ricorso presentato dal consorzio campano contro gli atti con i quali il Mipaaf aveva accolto, con un decreto pubblicato il 28 agosto 2017, la richiesta di riconoscimento del marchio Dop “Mozzarella di Gioia del Colle”, avanzata nel 2011 dal Gal “Terra dei trulli e di Barsento”; il disciplinare che vi era allegato, ed il decreto di protezione a titolo transitorio, a livello Ue, della denominazione pugliese. La “guerra della mozzarella” è nata dunque all'indomani dell'invio alla Ue, da parte dell'allora ministro dell'Agricoltura, Maurizio Martina, del parere favorevole al riconoscimento della Dop pugliese. Una decisione che il presidente del consorzio campano, Domenico Raimondo, salutò con una dichiarazione nettissima: «La partita non è affatto chiusa. Andremo fino in fondo e utilizzeremo ogni mezzo a disposizione per evitare quello che è a nostro avviso un clamoroso autogol dell'Italia, che né i mercati né i consumatori capirebbero». Da qui il ricorso al Tar «a tutela dei consumatori, del prodotto e della nostra storia». Il contenzioso, nel tempo, è diventato anche politico con una sorta di contrapposizione non solo produttiva, territoriale ed economica, ma anche politica. Sul tema si sono infatti affrontate anche le due Regioni con dichiarazioni roboanti soprattutto da parte campana. La Puglia non è stata da meno: poche settimane dopo il ricorso, la regione ha detto no alla registrazione dell'Igp pomodoro pelato Napoli presentata al Mipaaf, sostenendo che la Puglia detiene la quasi totalità della produzione del pomodoro. Insomma un confronto all'ultima dop che, per la verità, a Gioia del Colle - polo produttivo lattiero caseario di primo peso in Puglia insieme ad Andria, terra di burrata Igp e pure di mozzarella - si sarebbero risparmiati. Era stata infatti anche valutata l'ipotesi di sostituire il termine mozzarella con quello di treccia, che ricorda la forma del prodotto pugliese con la pasta filata appunto intrecciata. Poi l'allora ministro Martina lo escluse perchè, altrimenti, il termine mozzarella sarebbe stato consegnato esclusivamente ai campani mentre, in realtà, mozzarella è nome generico di un prodotto comune a Campania, Puglia e Basilicata. Ora dunque arriva «l'ordinanza del Tar che - dice Michele Lacenere, presidente di Confagricoltura Bari/Bat- rimette la mozzarella sulla retta via».


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