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Il vino italiano sempre più rosa in aumento wine maker e manager donna

Giorgio dell'Orefice

Cresce il numero di cantine condotte da donne (rappresentano il 28% del totale) ma anche la presenza femminile tra gli enologi, gli importatori, i distributori e l’universo degli opinion leader: le donne impiegate nel vino coprono il 50% della forza lavoro

Il vino italiano è sempre più “rosa”.
E il riferimento non è certo ai vini rosati che pure stanno vivendo un momento molto favorevole in particolare sul mercato Usa. Ma alla presenza sempre più forte, diffusa e radicata delle donne nel settore del vino. Innanzitutto imprenditrici che guidano aziende vitivinicole e che sono sempre più diffuse in ogni area d'Italia, ma anche enologhe (basti pensare a Graziana Grassini wine maker di Sassicaia, o di Eleonora Marconi diventata da pochi giorni, e a 31 anni, enologo di un altro celebre supertuscan come Masseto) ma anche importatrici, manager (si pensi a Roberta Corrà direttore del Gruppo italiano vini, prima azienda d'Italia per fatturato) e ancora sommelier, titolari di enoteche, giornaliste, blogger e influencer e – soprattutto ruolo sempre decisivo - consumatrici.

A passare in rassegna alcune delle professionalità del vino al femminile è stata Confagricoltura secondo la quale l'edizione 2018 di Vinitaly ha decretato il riconoscimento indiscusso del ruolo delle donne nel mondo del vino. Un ruolo fino a qualche anno fa poco noto ma che da sempre ha rappresentato il perno attorno al quale ha ruotato l'attività di molte aziende agricole. Un ruolo che può contare su spiccate capacità imprenditoriali e di relazione, flessibilità, attaccamento ai valori della tradizione, predisposizione all'innovazione, impegno per il territorio. Tutte doti che hanno portato valore aggiunto al settore.

“Le donne oggi – ha detto il presidente della Confagricoltura Massimiliano Giansanti – sono un esempio straordinario di imprenditorialità, che proprio nell'agricoltura si manifesta con tutta la sua forza propulsiva. Ciò che mi appassiona di più – ha aggiunto Giansanti – è la visione delle donne, che va oltre quella degli uomini, perché capace di leggere e guardare là dove spesso noi non sappiamo arrivare.”

Il 50% degli addetti in agricoltura è donna, e rosa sono il 28% delle cantine

I numeri lo confermano: il 50% della popolazione attiva in agricoltura è costituita da donne e nel mondo del vino il 28% delle aziende agricole è condotto da imprenditrici. Sulla base di un sondaggio condotto dall'associazione Donne del Vino, le imprese al femminile sono quelle che investono di più nell'export, nella diversificazione produttiva, nella valorizzazione delle Denominazioni d'origine, nel biologico. E, grazie ad una maggiore flessibilità, sono quelle che hanno retto meglio alla crisi.

Donne determinate che portano avanti con passione la storia delle loro aziende. Tra i propri associati Confagricoltura ha ricordato alcune esperienze che abbracciano ogni tipologia di vino. Si va infatti dalle produttrici di Brunello di Montalcino, Emilia Nardi e Donatella Cinelli Colombini, dai bianchi campani dell'etichetta Villa Matilde, guidata da Maria Ida Avallone, agli spumanti prodotti dalla “prosecchista” Elvira Bortolomiol (titolare dell'azienda di famiglia di Valdobbiadene insieme alle due sorelle) o alla Franciacortina F.lli Berlucchi guidata da Tilli Risso insieme alla madre. Passando anche per Luisa Todini titolare della Cantina Todini (Perugia), che promuove la cultura dell'innovazione attraverso Agronetwork, Associazione nata da un'intuizione di Confagricoltura, Luiss e Nomisma.

Il ruolo dell'Associazione Donne del Vino

Ma quando si parla di vino e di donne non si può non ricordare il ruolo propulsivo da tempo svolto da Donatella Cinelli Colombini, attuale presidente dell'Associazione Donne del vino, titolare tra l'altro della cantina tutta la femminile “Casato prime donne” ma anche ideatrice di manifestazioni clou come Cantine Aperte con le quali ha dato una spinta decisiva allo sviluppo dell'enoturismo in Italia. “La presenza delle donne nel vino – ha commentato Donatella Cinelli Colombini – ha garantito al settore un salto di qualità grazie alla loro capacità di comunicare, più che per obiettivi, per relazioni, attraverso uno stile di marketing diverso. C'è solo un ambito nel quale dobbiamo ancora fare qualche passo avanti, è quello dei consorzi e degli organismi di rappresentanza dei produttori”.


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