Ambiente

2050, più plastica che pesce negli oceani Per l’economia un costo da 120 mld l’anno

A.R.

Analisi del Global Opportunity Report sostenuto dall’Onu: il 95% del packaging perso dopo il primo utilizzo. Dai divieti al riciclo le possibili strategie per fermare la folle corsa all’inquinamento dei mari


Nel 2050 ci sarà più plastica nei mari che pesce. Un trend che può essere invertito, solo ridefinendone gli impieghi in un'ottica circolare. È uno dei temi affrontati dal Global Opportunity Report, lo studio condotto da Dnv Gl, dal Global Compact delle Nazioni Unite e da Sustania. L'indagine che annualmente prende in esame i rischi più pressanti di oggi con l'obiettivo di evidenziarne le opportunità di business correlate, nel rispetto degli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dalle Nazioni Unite. Si stima che il 30% circa della plastica non venga riutilizzata e che più di 8 tonnellate finiscano in mare ogni anno. Basti pensare che, solo considerando il packaging, il 95% del materiale va perso dopo il primo utilizzo. Una perdita per l'economia stimata dagli 80 fino ai 120 miliardi di dollari all'anno.

Gli oceani coprono il 70% del pianeta, regolano il clima e sono centrali per il sostentamento di 3 miliardi di persone. Il prodotto marino lordo vale 2,5 trilioni di dollari. Una risorsa dal valore inestimabile; oggi sotto pesante minaccia, per via dell'acidificazione, della pesca eccessiva e dell'inquinamento. La plastica gioca un ruolo di primo piano in questa minaccia. Pesa, infatti per l'80% dei rifiuti marini.

Con una storia di 170 anni e innumerevoli benefici economici e sociali introdotti al suo attivo – tra cui l'estensione della vita dei prodotti alimentari grazie alle innovazioni portate dal packaging o alla riduzione dei consumi di combustibile grazie allo sviluppo di componenti più leggeri per i veicoli – la plastica gioca un ruolo chiave nel panorama dell'economia globale. La versatilità permessa al design e i bassi costi di produzione, tuttavia, hanno portato alla consuetudine di sviluppo di cicli di vita brevi e difficilmente al riciclo.

Sono diversi i paesi che stanno lavorando per l'introduzione di policy per vietare prodotti monouso entro il 2021. Ma come reinventare la plastica? Ripensandone la produzione e gli usi e lavorando a processi di riciclo più sofisticati. Il Global Opportunity Report passa in rassegna alcuni eccellenti esempi di innovazione. La plastica può essere prodotta a partire da qualsiasi elemento che contenga idrogeno e carbonio. I combustibili fossili sono stati la materia prima principale fino ad ora, ma non è detto che debbano continuare a esserlo. Gli scienziati di Econic, ad esempio, hanno lavorato a una tecnologia che oggi permette di sostituire il 50% di combustibili fossili con componenti derivanti dalla catalizzazione dei gas di scarico.

Unilever si è assunta l'impegno di lavorare perché il 100% del proprio packaging possa arrivare ad essere in plastica riutilizzabile o riciclabile entro il 2025. C'è chi, invece, rinuncia all'usa e getta – come la cilena Algramo che vende i propri prodotti “a peso”, attraverso vending machines, in contenitori riutilizzabili – o chi pensa a soluzioni alternative come Bee's Wrap che ha prodotto degli imballaggi in cera d'api.


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