Politiche Agricole

Non solo bio, ma ricerca e innovazione per vincere le sfide dell'agricoltura globale

Gennaro Ciliberto *

Miglioramento genetico, agrofarmaci e sostenibilità: cosa serve per sfamare una popolazione in crescita e perché è sbagliato dirottare troppi sussidi al biologico

Miglioramento genetico, editing genomico, agrofarmaci, biologico, sostenibilità e impatto ambientale: mentre i futurologi del secolo scorso pensavano che nel nuovo millennio avremmo mangiato cibo super efficiente in pillole, eccoci invece ancora qui, diecimila anni dopo l'invenzione dell'agricoltura, alle prese con sfide sempre più grandi, dalle opportunità (nonché dalle polemiche) sui temi di cui sopra alla richiesta delle risorse per sfamare un modo popolato da quasi otto miliardi di persone, in crescita, passando per il riscaldamento globale che rende tutto ancora più complesso.

La Federazione Italiana Scienze della Vita (Fisv) che rappresenta 14 società scientifiche e circa 7000 ricercatori, assieme alla Associazione Italiana Società Scientifiche Agrarie, portano allora il conto in Parlamento: lunedì 8 luglio il Senato della Repubblica ha ospitato, infatti, l'evento «Il futuro dell'agricoltura italiana. Più conoscenza per ettaro». Nel tempio dei policy maker l'appuntamento segue alla recente audizione di Fisv di fronte alla commissione Agricoltura e produzione alimentare del Senato sul DDL 988 in materia di «Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell'acquacoltura con metodo biologico», e dovrà discutere delle opportunità basate su solide evidenze scientifiche per non disperdere il patrimonio di conoscenze in dote oggi dalla modernità, dalle nuove tecnologie e dalla ricerca di frontiera: la scienza serve all'agricoltura, che non può permettersi di guardare solo al passato.

Non abbiamo petrolio, non abbiamo materie prime, ma l'Italia ha un repertorio agroalimentare unico, prezioso e invidiato e idee e scienziati preparatissimi per valorizzare le nuove conoscenze per non disperdere questo patrimonio. Ecco perché serve un nuovo «libro bianco» dell'agricoltura da lasciare ai politici per ripartire. Da scienziati crediamo di essere «sul pezzo», come si dice in gergo giornalistico, almeno su uno tra gli argomenti più caldi dell'agroalimentare, se la commissione Agricoltura del Senato, in queste settimane, sta raccogliendo le audizioni dei vari gruppi di interesse proprio sul Ddl 988. Nulla in contrario, da parte delle società scientifiche italiane, a riconoscere il contributo di idee dell'agricoltura biologica allo sforzo globale di rendere sostenibile la produzione alimentare. Tuttavia, dato che l'argomento politico è scientifico parliamo di dati, visto il ruolo privilegiato che il Ddl gli vorrebbe assegnare al biologico, in termini di finanziamenti, rispetto alle altre pratiche agricole.

Le analisi che integrano i diversi studi pubblicati nelle riviste scientifiche concordano che, se si convertisse l'intera agricoltura integrata del Pianeta al metodo biologico, avremmo un maggior consumo di suolo, un incremento della deforestazione, una maggiore produzione di gas ad effetto serra e un maggiore consumo di acqua (si veda, solo a titolo di esempio, Muller et al, 2017, pubblicato su Nature). Se ci focalizziamo sull'Italia, un aumento della superficie coltivata con metodi biologici comporterebbe un incremento della dipendenza dall'estero per soddisfare i nostri bisogni alimentari. Tutto questo, per avere prodotti agricoli la cui presunta migliore qualità nutrizionale è in discussione, e per privilegiare un'agricoltura che rifiuta importanti innovazioni nelle pratiche di miglioramento genetico delle piante.

Ancora più grave, è nel Ddl 988 l'equiparazione, nelle università e nei finanziamenti per la ricerca, della pratica dell'agricoltura biodinamica all'agricoltura biologica: la prima non è basata su alcuna evidenza scientifica, né potrebbe esserlo visto il suo carattere mistico-spirituale. Se i partiti si occupano del consenso, gli scienziati italiani solo dell'oggettività dei dati. La politica ne tenga conto.

* Presidente Federazione Italiana Scienze della Vita (Fisv)


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