Politiche Agricole

Corsa alla terra: la Turchia «compra» 800mila ettari in Sudan

Alessio Romeo

Firmata un’intesa tra i due paesi per la destinazione delle terre a investimenti privati di aziende turche per garantire la sicurezza alimentare, oltre a un accordo da 100 milioni di esplorazione petrolifera


Difficile dire se l’operazione rientri nell’ambito del cosiddetto “land grabbing”, il fenomeno della corsa ad accaparrarsi terreni fertili – soprattutto in Africa – da parte dei paesi sviluppati per garantire la propria sicurezza alimentare, in uno scenario di crescente necessità di cibo per nutrire una popolazione mondiale in progressiva crescita. La Turchia e il Sudan hanno firmato un accordo di esplorazione petrolifera del valore di 100 milioni di dollari e un a ccordo per l'assegnazione di oltre 780mila ettari di terreni agricoli sudanesi per gli investimenti da parte di aziende turche. Lo ha confermato ufficialmente, dopo una trattativa durata circa sei mesi, il governo di Ankara attraverso una nota del ministero dell'Agricoltura e delle foreste.

L'intesa rientra nell'ambito del rafforzamento dei rapporti tra i due paesi avviato a dicembre dello scorso anno, quando il premier turco Tayyip Erdogan si è recato a Khartoum, capitale del Sudan, per la prima visita nel paese da parte di un presidente turco, annunciando l'obiettivo comune di aumentare gradualmente il commercio tra i due paesi fino a raggiungere un valore dell'intercambio di 10 miliardi di dollari annui.

Il ministero turco ha specificato che il Sudan ha individuato 780.500 ettari di terreni agricoli da destinare agli investimenti da parte di compagnie private turche, spiegando che l'accordo “favorirà la sicurezza alimentare e la garanzia degli approvvigionamenti di cibo per la Turchia, il Sudan e altri paesi terzi”.

Anche la Turkish Petroleum Corporation (Tpao) e il ministero del Petrolio e del gas del Sudan hanno firmato un accordo per lo sviluppo di un giacimento petrolifero, che inizialmente porterebbe a un investimento di 100 milioni di dollari, ha detto il ministro turco dell'Agricoltura e delle foreste, Bekir Pakdemirli.

Il ministero non ha fornito dettagli sulla natura né sulla posizione geografica dell'investimento; mentre nelle sue dichiarazioni il ministro Pakdemirli si è limitato a dire che si tratta di un accordo di esplorazione.

La banca turca Ziraat Participation Bank inoltre, aprirà una filiale a Khartoum per rafforzare i legami finanziari e facilitare le procedure doganali per l'import di macchine e le attrezzature dalla Turchia al Sudan.

Un anno fa, gli Stati Uniti hanno revocato un embargo commerciale e altre misure punitive introdotte negli anni precedenti contro il Sudan che avevano tagliato fuori il paese dal sistema finanziario globale, ma l'economia di Khartoum non si è mai ripresa dalla crisi, e continua a soffrire per la mancanza di stabilità valutaria e, soprattutto, una grave carenza di cibo.

All'inizio di quest'anno la decisione di ridurre i sussidi per il pane, portando a un raddoppio dei prezzi, ha scatenato proteste a livello nazionale. Nei giorni scorsi, il presidente Omar al-Bashir ha sciolto il governo e ha promesso un rinnovo dell'amministrazione per renderla più snella ed efficiente per affrontare la crisi.

La Turchia dal canto suo sta vivendo un periodo di profonda crisi nei rapporti con le vicine potenze regionali, come Egitto e Arabia Saudita, e anche in quest'ottica va letta la decisione di potenziare gli investimenti in Sudan.

Gli altri accordi firmati durante la visita di Erdogan prevedono la ricostruzione di una città portuale ottomana in rovina sulla costa del Mar Rosso del Sudan e la costruzione di un molo navale per la manutenzione di navi civili e militari, oltre a un ruolo attivo della Turchia nella costruzione del nuovo aeroporto di Khartoum. In ambito agricolo Erdogan ha garantito infine ingenti investimenti del settore privato nella produzione di cotone, generazione di elettricità e costruzione di silos per cereali e macelli per gli allevamenti.


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