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Dl fisco, Castelli: «Dalla sugar tax 200 milioni di gettito per i primi sei mesi»

Silvia Marzialetti

Dieci euro per ettolitro nel caso dei liquidi e 25 centesimi per chilogrammo nel caso delle polveri utlizzate per produrre bibite: la Sugar Tax non riguarderà le merendine

Sarà circoscritta alle bibite e alle polveri utilizzate per produrre bibite, la Sugar Tax annunciata dal Governo. La tassa, anticipa il viceministro dell'Economia, Laura Castelli, nel corso di un Focus sulla Manovra con Il Sole 24 Ore Radiocor, sarà di 10 euro per ettolitro e di 25 centesimi al chilogrammo di polveri. L'imposta, prevista da meta' 2020, sarà confermata nella stessa misura per i due anni successivi. «Per i sei mesi del 2020 - ha detto il viceministro - si stima un gettito di 200 milioni. La misura è già contenuta nel Documento programmatico di bilancio approvato dal Consiglio dei ministri ed è dunque blindata, sta già nei numeri, la maggioranza è d'accordo. Il Paese invece - osserva il viceministro non è ancora pronto per l'estensione ad altri alimenti, come le merendine». Ma il tema è all'attenzione politica: «Due bambini su tre sono obesi, siamo in un momento storico in cui sentiamo la responsabilità di prenderci a cuore questi temi», ha concluso Castelli.

L'annuncio di una Sugar Tax ha determinato la levata di scudi da parte delle associazioni di categoria. «Non si educa la popolazione con le tasse, soprattutto se si tratta di tasse di scopo per presunti danni alla salute pubblica non sostenuti da solide evidenze scientifiche», tuona Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare. «Con questa tassa - spiega Vacondio - si contribuirebbe solo ad elevare il costo della vita, a svantaggio di tutti e in particolare delle famiglie a basso reddito, aumentando il gap tra coloro che possono comprare prodotti premium e coloro che, invece, sono costretti a rifornirsi al discount con una forbice di alimenti minore».

Sul piede di guerra anche Assobibe: «Si tratta di una misura economicamente dannosa per un settore, fatto di piccole e grandi aziende, che genera valore e occupazione anche a livello locale con la produzione di aranciate, cedrate, cole, gazzose, spume, acque toniche e chinotti, e contestualmente inefficace dal punto di vista della salute pubblica. Per gli stessi motivi per cui si è ritenuto di non aumentare l'Iva - conclude l'Associazione italiana industrie bevande analcoliche - non è comprensibile l'introduzione di una serie di misure fiscali che aumenteranno il costo dei prodotti».



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