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Pernigotti, incontri con il fondo indiano ma la proprietà non vuol cedere il marchio

Silvia Marzialetti

L’interesse è messo nero su bianco, come apprende Il Sole 24 Ore Radiocor, in più di 150 pagine di piano di reindustrializzazione

Si intensificano i contatti tra la proprietà e un fondo indiano con base a Zurigo per il futuro di Pernigotti, la storica azienda del cioccolato, che dal 7 novembre ha avviato la «cessazione delle attività produttive». Ma la manifestazione d’interesse presentata dal fondo di cui fanno parte 1.200 aziende e di cui non viene ancora resa nota l’identità, si scontra con la volontà da parte della proprietà turca di trattenere il marchio, cedendo soltanto lo stabilimento di Novi Ligure. L’interesse è messo nero su bianco, come apprende Il Sole 24 Ore Radiocor, in più di 150 pagine di piano di reindustrializzazione; c’è un team di cinque persone dedicato: il fondo indiano, che negli ultimi sei giorni ha incontrato due volte l'azienda, vorrebbe acquistare hub e marchio, mantenendo anche i lavoratori. Un proposito che confligge con il mandato conferito all'advisor da parte della proprietà, rappresentata dai fratelli Toksoz, di concentrarsi sulla ricerca di terzisti. Gli indiani hanno anche visitato il sito di Novi Ligure e non è escluso che a stretto giro incontrino nuovamente la proprietà. Oltre al fondo indiano, negli ultimi giorni tra i possibili pretendenti dell’industria dolciaria è emerso anche il nome della senese Sielna, che recentemente ha acquistato il marchio Nannini. La società è guidata dal kazako Igor Bidilo, da Maxim Constantin e da Cataldo Staffieri.
Sembrerebbe invece sfumata la possibilità che a rilevare l’industria dolciaria possano essere il celebre marchio cremonese Sperlari, l'azienda alessandrina LaSuissa o la Laica di Novara.


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