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Agrisole-Conad: a Grottaglie un hub per l'export di uva da tavola verso l'Asia

Vincenzo Rutigliano

Si punta ad attivare lo scalo aereo di Arlotta o il porto di Taranto per evitare al prodotto lunghi viaggi verso gli scali di Gioia Tauro, Napoli o Salerno. Si punta ad abbattere i costi di trasporto del 70%

A Grottaglie e Taranto istituzioni e mondo produttivo lavorano al varo di un hub logistico integrato dell'ortofrutta per movimentare, verso i mercati esteri, la frutta di pregio in partenza dal sud est barese, dal tarantino e dal metapontino, in Basilicata. Per l'uva da tavola di Grottaglie - 2mila ettari coltivati, 500mila quintali di produzione e una plv di 38 milioni di euro - è una possibilità non da poco per esportare verso mercati lontani, via aerea con il vicino scalo di Arlotta, o via mare con il porto di Taranto, a meno di 20 chilometri, quasi tutta la sua produzione, oggi esportata per il 70% del totale. Qualcosa si sta muovendo.

Un hub ortofrutticolo nel porto di Taranto

A gennaio prossimo, dopo tanti annunci e rinvii, dovrebbe infatti diventare operativa la piattaforma logistica da 200mila metri quadrati, costata 40 milioni di euro, con all'interno un'area agroalimentare che conta 2 magazzini a temperatura controllata e 5 celle frigorifere, estese in tutto 3400 metri quadri con temperature da 0 a -28 gradi, utilissime per stoccare ortofrutta da e per il Maghreb, il Mediterraneo, l'Africa, l'Asia, ovvero per risalire l'Italia con collegamenti intermodali e ferroviari verso l'Europa. Se l'hub ortofrutticolo è in rampa di lancio - come ha promesso a Grottaglie il presidente dell'autorità portuale di Taranto, Sergio Prete - non è ancora "in pista" l'altro asset logistico decisivo per i viticoltori di Grottaglie che, insieme all'amministrazione comunale spingono su Aeroporti di Puglia (Adp), la società regionale che gestisce gli scali pugliesi perchè quello della cittadina tarantina assolva al suo compito previsto da tempo.

I produttori chiedono voli cargo dallo scalo "Arlotta"

Nel piano strategico 2019/2028 , Adp ha infatti scritto, nero su bianco, che lo scalo "Arlotta" ha una vocazione tutta sua non solo per l'aerospazio, ma anche per il traffico cargo connesso al settore agroalimentare. Con l'hub di Taranto ed il cargo di Grottaglie si realizzerebbero così due asset logistici alternativi al trasporto su gomma verso i mercati del Nord, o via mare - in direzione dei porti di Gioia Tauro, Salerno o Napoli, cioè a quasi 500 chilometri dai luoghi di produzione - che provocano però costi triplicati. Abbattere tali costi sarebbe decisivo per l'uva pugliese e lucana. Per raggiungere lo scalo calabrese, o i due campani, un container refrigerato per la frutta pregiata costa, infatti, da 950 a 1300 euro, a seconda della destinazione e la consegna avviene dopo 40-60 giorni. Con il porto di Taranto a 60 chilometri dal sud-est barese, o a 20 da Grottaglie o da Ferrandina, la piattaforma logistica da 70 milioni di euro in provincia di Matera consentirebbe di ridurre i costi per un container a 300 euro.

La logistica decisiva per l'export di uva e di ortofrutta: puntare su Grottaglie

«Oggi - spiega Nicola Giuliano, ad di PugliaFruit, grossa azienda agricola che realizza all'estero il 60% del suo fatturato (70 milioni di euro nel 2018) - non ho porti di stoccaggio in Puglia da dove far partire i container con la nostra uva, la nostra ortofrutta. Devo fare 500 chilometri per Napoli e Gioia Tauro, Salerno più raramente, per imbarcarli e invece potrei utilizzare anche i voli cargo da Grottaglie.Sarebbe ottimo».

L'attesa per l'hub tarantino è dunque molto alta, a condizione che poi il porto decolli davvero. «Circolano sempre più container - avverte Giuliano -. E poichè l'Italia è matura come mercato e la Ue quasi satura, partire da Taranto aiuterebbe ad aggredire i mercati di Oltremare, del Nord Africa con costi accettabili per le nostre spedizioni». Analogamente per il trasporto aereo per la frutta che sarebbe così una delle chances per il rilancio dello scalo "Alotta", che nelle prossime settimane subirà un profondo restilyng della struttura e miglioramento dell'accessibilità con investimenti per oltre 7 milioni di euro.«Grottaglie -spiega il sindaco, Ciro D'Alò che ha attivato un tavolo tra tutti i soggetti interessati - ha una posizione strategica ottimale, potendo contare sulla infrastruttura "Arlotta", sulla vicinanza al porto tarantino e su un Centro Servizi per l'agricoltura, una infrastruttura pubblica realizzata dall'amministrazione insieme alla regione Puglia. Siamo poi inseriti, con quasi 700 ettari di superficie, nella Zes jonica e dunque possiamo sviluppare una piattaforma logistica per la nostra uva da tavola e le altre produzioni ortofrutticole utile per affacciarci sui mercati esteri e farlo a costi accettabili». Sarebbe tutto molto utile anche per sviluppare l'export agricolo che proprio nel 2018, ha registrato una flessione del 15%, rispetto al trend regionale positivo (+10% sul 2017).

Piano del Governo per logistica aerea

Quello di Grottaglie diverrebbe quindi un asset logistico di grande interesse strategico, tanto che è stato individuato come uno dei poli di una rete logistica intermodale che dovrebbe puntare su una serie di scali aerei specializzati in tutta Italia. «Ne abbiamo parlato in questi mesi col precedente ministro Centinaio - ricorda Giacomo Suglia, presidnete di Apeo, associazione di esportatori ortofrutticoli pugliesi e lucani -. Ora speriamo che il nuovo Governo riprenda il progetto e lo rilanci».

Lo sviluppo dello scalo aereo di Grottaglie sarebbe un'alternativa per le produzioni appulo-lucane. Oggi non c'è alternativa allo scalo di Ciampino utilizzato per i voli commerciali verso l'Africa o gli Emirati Arabi, ma con costi aggiuntivi, per esempio per le fragole, di 2,8-3,00 euro al chilo.

Per aeroporti di Puglia, ed il suo presidente, Tiziano Onesti, è una bella sfida: creare cioè le condizioni, insieme al mondo agricolo, perchè la domanda di trasporto cargo delle produzioni ortofrutticole di Puglia e Basilicata possa trovare risposta nell'Arlotta con costi accessibili, rispondendo così a quella che Luca Làzzaro, presidente di Confagricoltura Puglia, definisce «una esigenza del territorio che non può essere trascurata ancora a lungo».


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