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Crisi idrica e concorrenza dello Yemen mettono in ginocchio la produzione di hennè

Silvia Marzialetti

L’oro rosso di Gabes luccica sempre meno. Nel 2016-2017 sono state raccolte 645 tonnellate di foglie, contro le 810 del biennio precedente

L’oro rosso di Gabes luccica sempre meno. C’è aria di crisi nella città tunisina dagli scorci mozzafiato, nota non soltanto per i villaggi berberi appollaiati sul fianco di una collina e per i crateri di Matmata, ma anche per la produzione di hennè.
Crisi idrica e delle tradizioni hanno messo in ginocchio le famose foglie prodotte nell’oasi di Chenini che, essiccate e ridotte a polvere molto fine, producono una famosa tintura per pelle e capelli.
A Jara, il principale souk turistico situato nel centro di Gabes, fanno bella mostra di se’ enormi bancarelle piene di henné o “bkhour”, l'incenso locale. Ma le strade sono vuote. «Le donne tunisine usano cosmetici sempre meno tradizionali», dice Ismail, un commerciante di 49 anni. Che prosegue: «Gli stoppini, la tintura e la manicure hanno sostituito l'henné. Le donne tunisine hanno cambiato le loro abitudini e hanno voltato le spalle alle loro tradizioni - l'henné è vecchio stile per loro, ora».
La mancanza di acqua ha costretto il ministero a pianificare l'irrigazione: nel bel mezzo dell'estate, l'attesa per irrigare può durare 40 giorni. «Gabes sta morendo a causa della crisi idrica», lamentano gli agricoltori.
Nel 2016-2017 sono stati raccolti 645 tonnellate di hennè, in netto calo rispetto alla stagione precedente, che aveva registrato una produzione di 810 tonnellate.
L'abbandono della terra nell'oasi costiera a causa dell'inquinamento di un complesso chimico ha accelerato il declino della produzione.Il colpo ferale è però arrivato con l’import dell’hennè espresso importato dallo Yemen, dal Sudan e dall'India, che ha invaso il mercato tunisino. Si tratta di un prodotto a base di sostanze chimiche che limitano la penetrazione dell'henné nella pelle e si elimina con un semplice lavaggio delle mani.
«L'henné è sempre stato un prodotto di punta tutto l'anno» dice Hassen Mrabet, 85 anni, agricoltore e venditore dell’oro rosso da cinquant'anni. «Ora la sua vendita è limitata alla stagione dei matrimoni, in luglio e agosto», puntualizza.
A Tunisi, i sacchetti di henné biologici e gli shampoo a base di questa pianta stanno entrando nei negozi di alimenti naturali; l'esportazione di henné è limitata a iniziative personali senza supporto istituzionale, ma rimane molto minimale. I produttori non hanno dubbi: la chiave di rilancio dell’oro rosso passa per l’uso medicinale del prodotto, ricco di proprietà naturali.




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